venerdì 29 gennaio 2016

CORIANDOLI! CORIANDOLI! MA CHI LI INVENTÒ?

Viva i coriandoli di Carnevale,
bombe di carta che non fan male!
Van per le strade in gaia compagnia
i guerrieri dell’allegria:
si sparano in faccia risate
scacciapensieri,
si fanno prigionieri
con le stelle filanti colorate.
Non servono infermieri
perchè i feriti guariscono
con una caramella.
Guida l’assalto, a passo di tarantella,
il generale in capo Pulcinella.
Cessata la battaglia, tutti a nanna.
Sul guanciale
spicca come una medaglia
un coriandolo di Carnevale.
(Gianni Rodari)

 
Ma come sono nati i coriandoli? chi li inventò? Pochi lo sanno, ma l'inventore di questi festosi e colorati pezzettini di carta fu Ettore Fenderl.

Il breve racconto di quando, da ragazzino a Trieste, ideò i primi coriandoli, è narrato dallo stesso Fenderl; registrato e trasmesso via radio il 4 marzo 1957 nella trasmissione Radio per le scuole a cura della RAI. Questo il passo saliente dell’intervista:

Ettore Fenderl
Come ho fatto l’invenzione dei Coriandoli di Carta è semplice, come semplicissima è l’invenzione stessa. Nel 1876 avevo 14 anni, ero molto precoce, di carnevale volevo fare il bulo colle ragazzine; ma non avevo danaro per comperare i confetti di gesso allora in uso. E così mi venne l’idea di prendere carte colorate, farne strisce, e tagliarle colla forbice a triangoli. Mise questi in uno scartozzo, andai sul pergolo del mio sarto al Corso di Trieste, e li gettai giù sulla folla.
Il primo successo è stato disastroso: rimbotti e gridi delle ragazze coi coriandoli nei capelli, cosicchè venne su una guardia a mettermi in contravvenzione e a sequestrarmi tutto.”
L'intervistatore chiede: ‘’E le fece pagare una multa?’’
Rispose Fenderl:“No, multa no; soltanto il sequestro dello scartozzo coi coriandoli”. E conclude dicendo: “Sono superbo di questa piccola invenzione quando penso alla sua immensa espansione per il divertimento di tanti ed ai centimetri di spessore di coriandoli, che si devono spazzare al Broadway ogni volta che si festeggia un grande personaggio”. (Storie di piccoli e grandi miracoli, 1960)

 La vita di Ettore Fenderl, fu lunga e fruttuosa, ma anche segnata da vicende familiari difficili, come la malattia mentale del figlio Flavio, ricoverato per lunghi anni presso l'Ospedale Psichiatrico di Siena e che ritornerà a vivere con il padre solo nel 1960 e proprio al figlio Flavio volle intitolare la Fondazione Flavio e Ettore Fenderl, per la cura e l'assistenza di malati gravi poveri.
 
Trieste

Egli nacque Trieste il 12 febbraio 1862 a Trieste, al tempo città asburgica e mitteleuropea. Suo zio Francesco Hermet era vice-podestà ed era anche il capo del partito irredentista. A Milano, un altro zio, l’avvocato e poi onorevole Andrea Molinari, era, pure lui, a capo del partito irredentista. Nel 1881 Ettore si recò a Vienna per gli studi superiori al Politecnico e fondò con altri studenti il Circolo Accademico Italiano, sempre con scopi irredentisti. Conseguì il diploma di ingegneria a Vienna e successivamente, il 6 settembre 1888, quello di ingegnere civile al Politecnico di Milano.
La sua attività professionale si svolse prima per conto della Regia Marina, del Ministero dell'Agricoltura e per il genio militare. A causa della grave malattia della madre, rientrò a Vienna con la moglie e il figlio, aprì uno studio di ingegneria civile, oltre ad alcune ditte per lo sfruttamento dei suoi brevetti: inventore fin da ragazzo, si dedicò non più ai coriandoli o altree cose amene, ma alle centrali per la produzione di acetilene (ne costruisce in Austria e in Russia!) e a tracciati ferroviari di montagna.
Ben presto lo attrassero le nuove scoperte nel campo della radioattività. Sviluppò alcuni brevetti che riguardavano l'applicazione delle radiazioni nel settore delle strumentazioni ottiche; scoperte, che secondo la sua opinione, furono copiate in almento tre stati: Germania, Usa e Austria, tanto che il governo austriaco lo risarcì con 800 gr. di radio. Non fu facile ottenerlo! Ma ci riuscì, anche grazie all'intervento del governo italiano, da lui espressamente richiesto. Dopo la fine della Grande Guerra, ritornò in Italia, a Roma, con l’intento di sfruttare le sue invenzioni e sicuramente uno dei primi passi eseguiti fu proprio l’acquisizione del Radio, che donò successivamente allo Stato Italiano.
La sua donazione fu un contributo decisivo per la nascita dell’Istituto Statale di Radioattività Italiano. Scrisse in
Storie di Piccoli e Grandi Miracoli:

Appresi poi che effettivamente era stato costituito –per economia, in scala minore, - nel 1927 in via Panisperna un Laboratorio-Scuola per studi e ricerche radioattive, annesso all’Istituto Fisico della Università, lo stesso cui era stato affidato nel 1920 il mio Radium, che usava distribuendone l’Emanazione in aghi di vetro agli ospedali.
E’ in questa scuola che il giovane Enrico Fermi insegnò ad una cerchia di studenti e scoprì la disintegrazione artificiale dell’atomo…’’
.

Tomba monumentale di Ettore Fenderl a Vittorio Veneto
Non vi è dubbio che Fenderl univa le spiccate capacità inventive e tecniche a quelle per l’esercizio negli affari e godeva sicuramente di buoni appoggi politici che sembrava sfruttare al meglio. Tuttavia, nel 1936, acquistò delle proprietà a Vittorio Veneto: quasi un ritiro dagli affanni della vita pubblica e attiva. Infatti chiamerà ‘’la tana’’ i luoghi e i fabbricati alle pendici del Monte Altare, al di là della stazione ferroviaria di Vittorio Veneto, oggi definita nel complesso Area Fenderl, che volle essere destinata, dopo la sua morte, a scopi sociali.
Ettore Fenderl morì nel 1966, il 23 novembre, alla venerabile età di 104 anni. Riposa nel cimitero di Sant’Andrea a Vittorio Veneto.

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